Lazzaro Spallanzani



Nato a Scandiano nel 1729, veste, a otto anni, l’abito clericale.
Sollecitato dal padre ad intraprendere lo studio della giurisprudenza, nonostante l’innata inclinazione allo studio della natura, nel 1749-1750 si iscrive alla facoltà di legge presso l’Università di Bologna.
 Coltiva anche le belle lettere e approfondisce la conoscenza del greco e del francese.
 Riesce infine a superare la resistenza paterna e abbandona gli studi legali per dedicarsi a quelli naturalistici. Dal 1757 al 1762-1763 ottiene l’incarico per le lezioni di fisica e matematica all’Università Reggiana, istituita da Francesco III d’Este 5 anni prima. Nel 1762, per confutare la teoria della generazione spontanea, inizia le ricerche sugli “animaletti infusori” e proprio questi studi sperimentali daranno l’avvio alla sua carriera scientifica, che sarà caratterizzata da innumerevoli viaggi, spostamenti, studi “sul campo”, proprio come suggerito nella sua “Picciola memoria relativa al modo con cui il Professore di Storia Naturale della Regia Università di Pavia suole combinare la parte sistematica della Scienza che insegna con lo spirito di osservazione”. Le numerose escursioni ora sull’Appennino, ora a Como e sulle montagne circostanti, poi a Genova, sulla Riviera di Levante, a Marsiglia, sulla costa Adriatica, e ancora a Portovenere, alle Alpi Apuane e in Garfagnana, alla Salsa e ai pozzi di petrolio di Montegibbio nel modenese, nelle Due Sicilie, sul Vesuvio, sull’Etna, e alle isole Eolie, danno a Spallanzani l’occasione di interessarsi volta per volta alla fauna del mare, di dedicarsi alle osservazioni geologiche e mineralogiche, agli studi sul fenomeno elettrico della torpedine, alle osservazioni geofisiche e chimiche, agli studi sui fenomeni vulcanici. Anche quando il risultato delle escursioni non è la pubblicazione di qualche scritto scientifico, il viaggio risulta comunque proficuo per la raccolta di materiale per il Museo di Pavia. Durante il viaggio di studio in Svizzera, compiuto nel 1779, visita le Università e le molte collezioni di storia naturale di numerosi studiosi, mentre in quello, effettuato via mare, nell’agosto del 1785 alla volta di Costantinopoli, compie studi sulla flora e sulla fauna delle località visitate, fa osservazioni meteorologiche, si interessa ai costumi e alla vita di quelle popolazioni. Durante il ritorno via terra raccoglie casse di minerali in alcune miniere della Transilvania, nelle saline di Saltzbourg, nei giacimenti auriferi e argentiferi di Zalatina, nei monti metalliferi della regione carpatica, mentre una sosta ad Orbetello gli permette di fare notevoli osservazioni sulle anguille della laguna.